domenica 12 novembre 2006

Amletico è chi amletico lo fa!


La brevità è l'anima del senno, e il parlar troppo un fronzolo esteriore.
(Amleto, William Shakespeare)

Come ci si dovrebbe comportare quano un grande amico, in un dubbio per così dire amletico, non prende semplicemente una scelta?

Come ci si dovrebbe comportare quando un grande amico, in un dubbio per così dire amletico, non ha neanche la consapevolezza che questa scelta non la sta prendendo?

Come ci si dovrebbe comportare quando un grande amico, in un dubbio per così dire amletico, ascolta solamente voci assecondanti?

Come ci si dovrebbe comportare quando un grande amico, in un dubbio per così dire amletico, ti porta a sollevarti su un dubbio amletico riguardante il suo dubbio amletico?

Come ci si dovrebbe comportare?

Non ho voglia di stare in silenzio, e non ho voglia di non fare una scelta.
Ho voglia di consapevolizzare l'amico; a costo di essere molto scortese.

giovedì 9 novembre 2006

Small Worlds Vol.2


…This is the beauty and most important attribute of the narrative form: it combines teleology and indeterminism, leading the listener on a journey through time with recognized and fitting destination, without providing a detailed route map of all the excitement and complications to be encountered along the way…
(Ontological uncertainty and innovation, David A. Lane)

Primo anno di università, idee poco chiare sul proprio futuro, ma d'altronde quando possono essere chiare se di futuro si tratta; da poco fidanzato con una ragazza, poca voglia di frequentare le lezioni e tanta di fare qualsiasi altra cosa; bar di fronte alla facoltà con la ragazza di cui sopra, un caffè e due chiacchiere, tanta voglia di stare insieme e basta. Entra una persona, una ragazza, si avvicina e mi saluta, mi saluta come se mi conoscesse da sempre. Non ho idea di chi sia, non la rivedrò mai più.

Quarta liceo, sedici anni e un po', una sola idea in testa lo sport, di qualsiasi tipo purchè si tratti di sport; esordisco in serie A a pallamano, arrivo nono alle finali nazionali di salto in lungo; gli amici sono molteplici e continuano a crescere; frequento un ragazzo che fa atletica, diventiamo molto amici; non so perchè ma sembra sia solo l'atletica a legarci, nel momento in cui smetto, smetto anche di vederlo; incapacità quasi cronica di mantenere una amicizia che non converga in un interesse comune; circa cinque anni dopo, vacanze in un Salento caldissimo, città vecchia di Otranto, casualmente incontro l'amico ostacolista, ha avuto un incidente ed è rimasto quasi paralizzato scoprirò poi, fortunatamente non ne porta conseguenze; non ricordo più neanche il suo nome.

Estati preadolescenzali in appennino toscoemiliano dai nonni; il paese è piccolo, le persone che si frequentano non tante, ma sembrano tutte di qualità; il tempo scorre in fretta, lego molto con un villeggiante di Bergamo; le estati passano, impegni, volontà e tante altre cose fanno il resto, ci si vede sempre meno; le possibilità di incontro sono relegati a pochi giorni in un anno, anzi non ci si vede proprio più; terzo anno di università, scopro che il Bergamasco fa l'accedemia ufficiali a Modena, ci rivediamo, l'amicizia è ancora salda. Ci sentiamo regolarmente.

Qualche settimana fa, in centro in quel di Modena; entro in un bar per salutare un amico che è il titolare, i casi della vita, sembrava non fosse capace in nulla, ora sta bene con se stesso e ha trovato qualcosa che gli piace; si è sposato e ha avuto una bambina; parliamo un po' dei vecchia amici, dei tempi in cui eravamo compagni di classe alle medie; mi dice che quando è nata sua figlia si è messo a parlare con l'ostetrica e ha scoperto che era la sorella insopportabile e che prendavo sempre in giro di un nostro compagno delle medie; ha fatto nascere sua figlia.

Soundtrack: Prayer for an England, 100th Windows, Massive Attack

martedì 7 novembre 2006

Small worlds



Chaos, control. Chaos, control. You like, you like?
(Ouisa Kittredge, Six Degrees of Separation)

Ero abbastanza indeciso sul post di questa sera, ero indeciso sia sul tema che - una volta deciso il tema - sul tono.
Effettivamente non è nulla di nuovo, si sono sprecati come si dice, fiumi di inchiostro, su questo tema.
Alla fine ho deciso di raccontare un paio di storie abbastanza personali senza indicare nulla del tema generale.

La prima storia riguarda una ragazza.
Non avevo ancora compiuto diciotto anni e facevo la quinta liceo, per motivi assolutamente irrilevanti rispetto al tema principale del discorso, mi è capitato di conoscere questa ragazza e per un po' frequentarla (maligni, che pensate, amica, punto). Successivamente è capitato che mi sono diplomato, che sono andato in vacanza a Creta, che in questa vacanza c'era un'altra ragazza, che sono tornato a casa dalla Grecia e nulla è stato più come prima, che è iniziata una rivoluzione.
Non ho più rivisto la prima ragazza. Il turbine di eventi, di cambiamenti, di attività, di pensieri e di tutto il resto, me l'ha fatta semplicemente dimenticare.
Qualche settimana fa, cioè circa sette anni dopo, dovevo preparare alcune cose da portare in quel di Milano per poter allietare le mie lunghissime e movimentatissime serate metropolitane. Stavo cercando di selezionare dalla mia fornitissima biblioteca un romanzo di formazione, su cui sfogare qualche istinto postadolescenziale, che sicuramente avrebbe preso possesso di me in qualche modo e in qualche momento nella solitudine di un letto soppalcato milanese.
Sta di fatto che alla fine di tutto non mi tornavano i conti, ero sicuro, quasi sicuro, insomma qualche dubbio lo avevo; ma credevo di avere tutta la bibliografia di Enrico Brizzi (sì, non rinnego il mio passato brizziniano, sì, ho sognato anche io la bicicletta del vecchio Alex) e invece mi mancava un romanzo, non si trovava da nessuna parte.
Scrivo tanto, ho sempre scritto tanto. Cercando tra i passati remoti dei miei appunti, tra quaderni di cui mi vergogno un po' sono riuscito a risalire ad un prestito effettuato proprio a questa ragazza. Quindi la mia sicurezza si era spostata verso un prestito fatto circa sette anni prima ad una ragazza che in ogni caso sarebbe stato molto difficile ricontattare.
Per lavoro mi capita di usare Skype, penso che la maggior parte delle persone che utilizza questo software si diverta ad inserire i nomi dei conoscenti per vedere se hanno l'account; chiaramente fresco di questa scoperta/ricordo provo ad inserire questo nome e con mia grande sorpresa esce questo account.
Lascio un messaggio, così chissà se si ricorda, chissà se usa Skype.
Qualche giorno dopo con mia grande incredulità mi ritrovo questa ragazza collegata su Skype e cominciamo a parlare un po', e scopro anche che quel libro c'è l'ha ancora, e che non ricordava neanche che non fosse suo.
Perciò ora sono a credito di un libro con una ragazza.
Ma l'aspetto più bizzarro della storia è che nel momento in cui questa ragazza ha risposto al mio messaggio nella bottiglia, la ragazza della vacanza a Creta, che nei sette anni di mezzo è diventata la mia fidanzata ed è stata l'artefice del mio personale Revolutionary Love del post precedente, ha scoperto un bug di Skype.
Ha scoperto cioè che se in un computer, come ad esempio il mio notebook dell'appartamento di Milano, si è connessi con un account skype, e successivamente si fa un accesso, ad esempio con il portatile aziendale, con lo stesso account skype; tutti e due gli account rimangono attivi.
Morale della favola la mia fidanzata ha letto tutta la conversazione, ed è stato un po' imbarazzante doversi giustificare di una storia così.

Mi sono reso conto che ho scritto troppo. La seconda storia nel prossimo post.

lunedì 6 novembre 2006

Revolutionary Love or Revolutions' Love

Insomma, che cosa devo fare? Devo continuare a svolazzare di fiore in fiore per tutta la vita finchè ne vedo sbocciare uno? Devo mandare tutto a monte ogni volta che conosco una ragazza nuova? Dall’età di quattordici anni ho lasciato che fossero i testicoli a decidere. E francamente, sono giunto alla conclusione che i miei testicoli non ci capiscono un cazzo.
(Rob Gordon, Altà Fedeltà)


Questa sera chiudo la trilogia sull'amore che ha dominato l'ultima settimana di blog, toccando un terzo tema che mi sta a cuore.
L'amore cosa porta? Generalmente una rivoluzione, non è molto importante sapere che tipo di rivoluzione è, se negativa o se positiva, quello che conta è che nella maggior parte dei casi nessuno è come prima dopo aver sperimentato un amore.
Questa forse è la bellezza intrinseca, la più nascosta, la più sottile e il più delle volte la più dimenticata dell'amore.
Lasciate perdere l'attrazione fisica, il cuore che palpita, la costante perdita di attenzione per qualsiasi attività. Sono tutti solamente sintomi del cambiamento che è in divenire.
Perchè sono sicuro che ogni persona che sperimenta un amore, si ritrova un giorno sveglio a voltarsi indietro, a guardare fotografie, a rileggere appunti passati, si ritrova a pensare che c'è stato un punto di svolta, c'è stato un punto in cui tutto è cambiato, non qualcosa, tutto; e molto probabilmente è stato il giorno in cui ha incontrato l'amore.

Ed è bello lasciarsi travolgere da questo, anche se magari si è consapevoli della temporaneità della cosa, anche se magari si crede che sarà per sempre. E' bello crearsi illusioni, è bello crearsi aspettative; ed è altrettanto bello che in determinati punti le aspettative cambino, le aspettative diventino diverse poichè se è vero che l'amore fa cambiare è altrettanto vero che rimanere gli stessi è sinonimo di un amore che scema.

E' un punto di vista certamente opinabile, è un mio punto di vista. Il punto di vista di una persona che è sei anni che è fidanzata con la stessa ragazza, e che non ha ancora smesso di cambiare.
Ineluttabilmente.

sabato 4 novembre 2006

Everybody needs somebody to love



Jake: Ah! Ti prego, non ucciderci! Ti prego, ti prego, non ucciderci! Lo sai che ti amo, baby! Non ti volevo lasciare! Non è stata colpa mia!
Ex-fidanzata di Jake: Che bugiardo schifoso! Credi di riuscire a cavartela così? Dopo avermi tradito?
Jake: Non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero... rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C'era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C'è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!
(Jake e ex-fidanzata di Jake, The Blues Brothers, 1980)

Riflessione dell'una e ventuno di mattina di un sabato 4 novembre discretamente freddo.
Questa cosa dell'amore che sconvolge, che ribalta situazioni e vite, che porta felicità eccetera eccetera non è che mi convinca più di tanto.
Cioè non mi convince del tutto questa idea del non controllo in modo continuativo della cosa.
Cioè cosa si intende davvero quando si dice che il rapporto è passato su un livello diverso?
Tenendo conto che alla fine dei conti non è che ho dovuto sconfiggere un mostro di fine round.

Forse perchè siamo animali sociali, e questa cosa della paura di vivere da soli semplicemente ci distrugge e ci logora l'anima. E' la solitudine ciò che fa paura.

Non voglio assolutamente banalizzare la cosa, però certe volte si cade nell'ipocrisia di dimenticare questo. Ed è una motivazione questa, che rimane sempre lì in background, che emerge ogni volta che ci si lascia.
Poi evidentemente c'è tutto il resto che parla di irrazionalità che ci coinvolge, di perdita del senso pragmatico delle cose. Che parla di pupille a forma di cuoricini, di mano nella mano che fanno anche venire la pelle d'oca, di sguardi complici.
Che parla di persone che si rendono migliori solo guardandosi, e di persone che si rendono peggiori solo guardandosi, ma che anche questa può essere una cosa positiva.
Che parla anche di tutto il resto che non è proprio facilissimo descrivere a parole.

E sono tutte infinitamente più importanti del rischio di rimanere soli.
Ma vorrei veramente sapere nel cuor di ognuno quanto incide questo sul needs somebody to love....

giovedì 2 novembre 2006

Il troppo stroppia



Meg: Allora? Cosa devi fare come servizio sociale?
Brian: Ahh, sono stato assegnato al programma assistenza anziani, devo prendermi cura di una donna anziana che non esce di casa da trent'anni.
Chris: Quando mi hanno sorpreso a scuola con le mani nei pantaloni ho dovuto tenerle lì per un'intera settimana... Ah!!! Che settimana!!!
Brian: Ah... occuparmi di quella donna sarà come fare da baby-sitter, solo con i pannolini più grandi!
Stewie: Ah-ah! Allora li fanno i pannolini più grandi. Questa mentitrice mi ha detto che dovevo imparare ad usare il water! [indicando Lois] Beh, al diavolo il water! Vi ha reso schiavi tutti quanti! L'ho visto seduto là dentro, quel perdigiorno buono a nulla di porcellana nutrirsi della popò comunitaria, senza dare nessun apporto alla società!!! [di corsa verso il bagno] Sei tu la vera cacca!!!
(Nido d'Amore. I Griffin)

Questa sera provo ad affrontare un tema abbastanza delicato.
Che forse avrei dovuto affrontare molto prima.
Che forse un post non è affatto sufficiente per scrivere dell'argomento.
Che forse molto semplicemente un blog non è il posto giusto e basta.

Circa due settimane fa mia sorella (ebbene sì anche il relativista Pedrazzi, ha una sorella che non è affatto relativa...in tutti i sensi) è stata lasciata dal suo fidanzato con il quale è stata ad occhio e croce direi per circa otto anni.
Tralasciando per ovvietà le cause e i motivi che hanno portato a questa situazione, vorrei riflettere più che altro sulle difficoltà che entrambe le persone coinvolte in un discorso di questo tipo, sono costrette ad affrontare.
Mi riferisco in particolare alla gestione di anni di amicizie in comune, ad anni di doni e regali d'uso quotidiano che non fanno altro che guidare il pensiero verso una persona che non entra più nel quotidiano.
Mi riferisco poi in particolare alle difficoltà quando la fine di un rapporto non è consensuale, nel momento in cui ad una delle due persone il rapporto non va più bene e l'altra si pone tutta quella serie di domande in cui mette in discussione anni di scelte, frasi passate inosservate e ancora e ancora.
Ok. Non si può proprio dire che io sia un esperto del campo (la mia unica storia per così dire serie sta ancora scorrendo su binari assolutamente piacevoli e stimolanti), ma ciò non mi preclude la possibilità di esprire un punto di vista strettamente personale.

Credo che in ogni caso non ci si debba assolutamente vedere. Semplicemente. Per un po' di tempo.
Credo che sia completamente inutile, oltre chè deleterio costringere una delle due persone a tornare sui propri passi. Per formare una coppia è necessario essere in due no?!?
[Evidentemente oltre che ad essere non rimanda piacere, relativista, seguace di una interpretazione personale del volere e potere e narciso sono anche fatalista]
Credo che in fin dei conti se uno questo rapporto lo ha vissuto bene e nel pieno delle proprie possibilità e non ha nulla da rimproverarsi non può che accettarne una fine che forse non poteva che essere inevitabile.

Cercate di capirmi. Non voglio dire che non ci si deve stare male, anzi. Non voglio dire che dal giorno dopo uno non ci deve più pensare, anzi. Non voglio dire che questa situazione non potrà mai cambiare, anzi.
Voglio invece dire che è assolutamente sbagliato fermarsi su quel discorso. Fermare il tempo nel momento in cui la storia finisce. Chiudere il libro.
Voglio dire che le mattine continuano e le sere pure, voglio dire che uno può continuare a fare tutto ciò che faceva prima e crearsi quello che in qualche modo gli mancava.
Voglio dire che alla fine dei conti un può anche vedere il bicchiere non proprio vuoto.
Voglio dire che la si può prendere anche come una bella sfida nuova e molto stimolante.

Se non sono stato chiaro può essere, come ho già accennato, che in primis non sia la persona adatto, in secondo luogo che questo tipo di argomento non si può esaurire in qualche decina di righe.

Easy.

lunedì 30 ottobre 2006

Trash music for dummies


La puzza di benzina
mi fa girar la testa
quando sto su di lei
è proprio la mia festa
mi guardo quando passo
sui vetri dei negozi
mi accorgo che con lei
mi sento proprio Fonzie.
Lei non è mai gelosa
non è mai preoccupata
per essere sorridente
basta una lucidata
e quando io la guardo
e penso che è la mia
mi sento il più gasato
pischello che ci sia.
Ma lo sai che c’hai una bella moto
stasera voglio uscire con te.
Ma lo sai con quella bella moto
stasera sono tutta per te.
Sei come la mia moto
sei proprio come lei
andiamo a farci un giro
fossi in te io ci starei.
Sei come la mia moto
sei proprio come lei
andiamo a farci un giro
fossi in te io ci starei.
Uno perché a me mi piace andare veloce
che quando sali su vedrai poi come ti piace
due perché con te potremmo andare in giro
col serbatoio pieno e col giubbotto nero
fazzoletto al collo e lo sguardo incazzato
per me una birra media e per te un gelato
in giro per il mondo come sopra un razzo
anche se poi abbiamo fatto il giro del palazzo.
Ma lo sai che c’hai una bella moto
stasera voglio uscire con te.
Ma lo sai con quella bella moto
stasera sono tutta per te.
Sei come la mia moto
sei proprio come lei
andiamo a farci un giro
fossi in te io ci starei.
Sei come la mia moto
sei proprio come lei
andiamo a farci un giro
fossi in te io ci starei.
Io ci starei...
Sei come la mia moto
sei proprio come lei
andiamo a farci un giro
fossi in te io ci starei.
Io ci starei...
Ma lo sai che c’hai una bella moto
stasera voglio uscire con te.
Ma lo sai con quella bella moto
stasera sono tutta per te.
Sei come la mia moto
sei proprio come lei
andiamo a farci un giro
fossi in te io ci starei.
Sei come la mia moto
sei proprio come lei
andiamo a farci un giro
fossi in te io ci starei.
Sei come la mia moto
sei proprio come lei
andiamo a farci un giro
fossi in te io ci starei
(La mia moto, Sei Come la mia Moto, Jovanotti)
Ok.
Non ho ancora capito se devo scusarmi con qualcuno, insomma alla fine è un blog mio, e conoscendomi so che sono una persona altamente discontinua nello scrivere. Generalmente parlando.
Vabbè è che mi sento un po' in colpa con me stesso.
Ho parecchi argomenti in sospeso, ma questa sera voglio dedicarmi ad qualcosa di leggero leggero.

Tra i tanti argomenti WIP c'è quello della nuova supermacchina superveloce a cui spero di poter dedicare un post come si deve. Ogni nuova macchina che si rispetti deve avere una compilation che in qualche modo rende il lettore cd non più inutilizzato.
Preso in una follia compositrice degna del miglior disc jokey inizio anni novanta ho deciso di dedicarmi a quello che presuntuosamente e in modo un po' rinnegatorio reputo il trash italiano di quel tempo.

Perciò prima playlist della mia nuova Audi A3:

1 - Sei come la mia moto - Jovanotti
2 - Vasco - Jovanotti
3 - Serenata Rap - Jovanotti
4 - Chiara - Rats
5 - Come mai - 883
6 - Hanno ucciso l'uomo ragno - 883
7 - Aereoplano - 883 + Caterina
8 - O me, o quei deficienti lì - 883
9 - Rotta per casa di Dio - 883
10 - Vaffanculo - Masini
11 - Bella Stronza - Masini
12 - Fiki Fiki - Drudi

Il viaggio Modena-Milano scorre via proprio piacevolmente con una colonna sonora del genere, e mi sembra di tornare ad un natale dei primi anni novanta, quando non ancora avevo compiuto dieci anni e mi dilettavo con un microfono finto a cantare jovanotti con il cappelino degli Yankees all'indietro.
Certo è difficile arrivare alla fine anche a solo una di queste canzoni, perciò mi sono preparato subito di seguito una seconda compilation.

1 - Tear Drop - Massive Attack
2 - Muscle Bomber - Muse
3 - The lyre of Orpheus - Nick Cave
4 - Easy Money - Nick Cave
5 - Protection - Massive Attack
6 - No surprise - Radiohead
7 - Antenna Trash - Lali Puna
8 - Hysteria - Muse
9 - A place in time - Amanda Abizaid

Ok. Dopo aver riletto questo post inutile e aver fatto mostra di un autoreferenzialità spaventosa vado a letto



martedì 24 ottobre 2006

...non sono una persona che va in giro a sfregiare la gente..


Ezechiele 25.17: il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.
(Jules Winnfield, Pulp Fiction)

Niente di cui aver paura sia ben chiaro, ho preso in prestito una frase espressa da uno dei miei coinquilini questa sera e un versetto dell'antico testamento espresso invece da un personaggio di tutt'altra caratura.
E qualcuno potrebbe anche chiedersi che caspita ci entrano queste due cose insieme.
In realtà vorrei esprire un terzo concetto come si può evincere dalla figura, il relativismo di Pedrazzi.
(no, non mi sono sbagliato, non è secondo Pedrazzi, ma di Pedrazzi)
Niente di esageratemente filosofico sia chiaro, è solo un modo d'essere che anzi il più delle volte crea problemi piuttosto che risolveri, ma che rende il vivere quieto, almeno al sottoscritto. E non cade in contraddizione con il non essere un rimanda piacere.
Il concetto di fondo è molto semplice è parte dall'assunto relativista che non esiste nulla di vero in senso assoluto. Il Pedrazzi non aggiunge altro che: dato ciò è necessario essere in senso assoluto assolutamente convinti delle scelte che si fanno, poichè in quanto basate su una logica relativista esse possono essere messe in discussione da chiunque, ma allo stesso modo nessuno potrà mai dimostrare l'assolutezza di una scelta diversa. Date queste premesse è logico pensare all'autoreferenzialità delle proprie scelte che non possono far altro che alimentarsi in un incessante ricerca di conforto. Che solo noi stessi possiamo dare, ed in questo non possiamo che essere:
- non rimanda piaceri;
- narcisi;
- seguaci di una interpretazione personale del volere è potere;
- relativisti.

Appunto.

domenica 22 ottobre 2006

Ero di confessione ebraica, ma mi sono convertito al narcisismo

Narcisismo: l'eccesso di ammirazione o compiacimento per sé stessi o per i propri meriti, reali o presunti
(www.garzantilinguistica.it)

Scorrono gli ultimi minuti di questo weekend devo ammettere assai strano e spericolato. Dopo una settimana di intenso lavoro, mischiato ad una crisi postmalinconicanostalgica, credevo sinceramente di potermi rilassare in quel di Modena, tra le cosiddette mura amiche.
Il destino non è stato per nulla benevolo con me, almeno in questa quarantatreesima settimana dell'anno.
Sono stati due gli eventi principali che hanno fatto sì che il mio tempo libero non fosse dedicato al riposo. Due eventi tra loro opposti e ai quali molto probabilmente dedicherò un post ciascuno nei prossimi giorni.
Il tema invece attuale è un altro e riguarda la citazione che fa da titolo al post e che, nel momento in cui sabato sera al cinema è uscita dalla bocca di Woody Allen, mi ha letteralmente illuminato.

Ebbene si, lo ammetto, anche io mi sono convertito al narcisismo.
O forse non ne ho mai avuto bisogno. Lo sono e basta.
Intendo un po' narciso.

Un anno di
narcisi e solitudine
specchiandomi
nella mia finitudine,
sporgendomi
su quella viva fissità
che ad ogni respiro moriva un po'
in concentriche
delucidazioni
e fuggevoli illuminazioni.
(La lira di Narciso, Bianco Sporco, Marlene Kuntz)

mercoledì 18 ottobre 2006

Un disagio

Di una cosa ero abbastanza sicuro fino a poco tempo fa.

Che non avrei mai rimpianto la vita provinciale di Modena. Invece lentamente mi ritrovo nostalgico. E' una vita molto particolare quella milanese, generalmente in questo posto le persone sono completamente dedite al lavoro. Completamente. Chiaramente sto parlando di lavori di un certo tipo, per banalizzare e generalizzare un po' di quelli che possono permettere di sostenersi agevolmente e poter crearsi una certa carriera.
Il problema è che succhiano qualunque tipo di vita sociale, almeno durante la settimana.

Ora mi trovo esattamente in mezzo ad una strana riflessione, cioè capire se questa è una mancanza che sento poichè mi sento completamente estraneo in questo posto: nessuna conoscenza al di là di quelle lavorative, non conosco posti, luoghi ecc ecc; oppure se è un disagio insito al tipo di esperienza che sto vivendo.

E' presto per poter trovare una risposta, sta di fatto però che questo disagio per ora esiste.

N.B. Il tipo di lavoro è bellissimo.

lunedì 16 ottobre 2006

Rimanda Piacere


Easy money
Rain it down on the wife and the kids
Rain it down on the house where we live
Rain until you got nothing left to give
And rain that ever-loving stuff down on me
(Easy Money, The Lyre of Orpheus, Nick Cave)


(Piccola parentesi prima del posto, lasciatemi perdere sulle citazioni, sono fissato con Nick Cave questa settimana, e già il fatto che non possa andarlo a vedere entro l'anno perchè comunque lui non è in tour mi urta figurarsi)

Non riesco ad essere un rimanda piacere. Mi sforzo, vorrei intraprendere la strada verso questo modo d'essere, ma è più forte di me, devo avere tutto; subito.
Questo è uno dei motivi per cui nella mia esistenza non potrò mai accumulare denaro ad esempio.
Questo non vuol dire però che in qualche modo rovino il gusto dei momenti, più semplicemente tendo ad aprire subito la scatola evitando di lasciarla troppo tempo sotto l'albero.

Qualche mese fa a Londra ho comprato l'oggetto della figura - Magic 8 Ball - è molto semplicemente una palla delle risposte: gli si pone una domanda che presuppone una risposta binaria, la si squote e come per magia appare una risposta, il più delle volte in oroscopese...

Penso sia un oggetto taumaturgico dotato di un qualche cosa di soprannaturale; chiaramente solo il pezzo che ho comprato io, si tratta di un esemplare unico.

Ok. Scherzo.
Era solo un modo per sottolineare due pensieri che mi stanno ronzando in batch, e cioè che mi muovo su una interpretazione tutta personale del volere è potere, apoteosi di una razionalità invadente; ma che nonostante questo, mi rifugio in frivole sicurezze attratte da una irrazionalità che si mostra sotto forma di palla da biliardo.

E Nick Cave è la colonna sonora.

Da un osservatorio privilegiato


Closed eyed sky wide open
Unlimited girl unlimited sigh
Elsewhere
Indefinitely
Far away
Magnifies and deepens
Ready to sing
My sixth sense peacefully placed on my breath
And listening
(Group Four, Mezzanine, Massive Attack)

I treni hanno un fascino particolare, almeno per il sottoscritto.

Nascono da un altro tempo, che non fa più parte del nostro modo di essere, del nostro vivere.
Ti lasciano tutto il tempo di pensare nel loro partire lento dalle stazioni, nel lasciare la libertà di salutare nostalgicamente le persone che si lasciano lungo il binario.
Nascono da un tempo fatto di saluti lenti, di saluti a persone partenti per un lungo viaggio.
Ed oggi nonostante sia diventato uno dei mezzi preferiti (per necessità evidentemente) da studenti e lavoratori pendolari, mantiene questa caratteristica.
Ed è inevitabile salendo sulla carrozza (anch'essa ereditiera di un nome passato) percepire una velata nostalgia, anche se molte volte non si abbandona nessuno e non si sta andando verso qualcuno in particolare. Una nostalgia che in inverno sa di caldarroste.
Ed è inevitabile socializzare con i compagni di viaggio, menestrelli di storie vissute, di luoghi comuni e di baggianate.
E ti può capitare anche di arrivare a destinazione, scendere su un lungo binario e camminarci attraverso con due borse nelle mani e Group Four dei Massive Attack nelle cuffie; e pensare che dopotutto la coppia di mezza età che sta piangendo alla tua destra, i ragazzi che si stanno baciando senza sosta, l'anziana disorientata in mezzo a tutta questa gente, il signore un po' panciuto che non si raccapezza tra sigle e ferrovieri sgarbati, il gruppo di ragazzini con gli zaini dell'invicta che corrono verso i genitori...ti può anche venire da pensare mentre stai camminando verso la metropolitana con in testa questa canzone dei Massive Attack che le stazioni sono una postazione di osservazione privilegiata del mondo. E non invecchiano mai.

domenica 15 ottobre 2006

Vox R.I.P.


Il tema di questo fine settimana è stato alquanto particolare ed interpretato da me stesso come un segno di decandenza della società in cui viviamo.
Giusto per essere chiari e non cadere in fraintendimenti.
Sono stasto informato che, la serata rock del venerdì sera al Vox di Nonantola, non esiste più.
Dopo qualche secondo di smarrimento, alternato ad incredulità e susseguito ad una ricerca di una razionale spiegazione; ho cercato nei giorni successivi di indagare le cause e le novità che hanno portato a questo stravolgimento. Che per inciso segna un passo negativo e decisivo nei weekend di qualsiasi giovane ventenne modenese.
Ciò che è emerso è un quadro alquanto desolante e amarognolo.
Il venerdì sera dall'inizio di Ottobre è serata Anima Mia, qualcosa che ha a che fare con revival anni '60, sponsorizzato da una radio locale che nel mio immaginario personale mi figuro come uno striscione plasticoso riciclato e sbandierato dietro la pista centrale.
Ammetto di non aver frequentato questa discoteca nell'ultimo anno, ciò ha reso ancora di più difficile comprensione il punto che sto per esporre e cioè che il gestore del Vox del venerdì rock era tremendamente in perdita, perciò questa non è altro che la naturale evoluzione di qualcosa di non più sostenibile.
Indagando è emerso che in realtà la discoteca nell'ultima stagione era praticamente vuota, non ci andava cioè più nessuno.
Una consapevolezza si è fatta strada dentro di me, allora forse sono stato anche io artefice di ciò, io che nell'ultimo anno ho abbandonato questa veramente assidua frequentazione...eppure ripensandoci il mio ricordo è di un posto in cui non potevo più stare spesso per raggiunti limiti di età... ma forse non era così.

Ora una domanda mi ronza nella testa: dove vanno i giovani modenesi quando il Vox d'inverno gela?

Risposte?!?

venerdì 13 ottobre 2006

So far


Evidentemente era destino. I biglietti per il concerto di Ben Harper sono esauriti, esso rimarrà perciò per il sottoscritto un bellissimo live from Mars.
E' un vero peccato perchè nell'ordine: era un bel po' di tempo che non mi vedevo un gran concerto, ero molto carico all'idea di vedermi di nuovo Ben Harper, stavo fremendo all'idea del ciccione percussionista che mi fa Burn One Down, ero voglioso di scrivere una bella recensione del concerto su questo blog.

Si prospetta un orizzonte senza concerti almeno fino a dicembre...a meno di novità di cui non sono ancora a conoscenza.
Ho assolutissimamente bisogno di un ipod.

Sull'importanza della radio

Orpheus sat gloomy in his garden shed
Wondering what to do
With a lump of wood, a piece of wire
And a little pot of glue
O Mamma O Mamma

He sawed at the wood with half a heart
And glued it top to bottom
He strung a wire in between
He was feeling something rotten
O Mamma O Mamma
(The Lyre of Horpheus, Abbatoir Blues - The Lyre of Orpheus, Nick Cave)

Nell'ultimo periodo ho viaggiato molto con la macchina, purtroppo essendo ormai questa macchina all'ultima fase della sua vita presenta qualche piccolo inconveniente tra cui il mancato funzionamento del lettore cd.

Ho scoperto la radio in modulazione di frequenza.

Lo ammetto non sono stato mai un amatore della radio, ma non sono neanche mai stato un attento ascoltatore.
In questa italietta decadente invece devo ammettere che le radio rappresentano un buon esempio di ciò che dovrebbe essere la pluralità.
Devo ammettere che effettivamente qualunque persona può trovare ciò che gli aggrada.
Nei duecentosettantasette chilometri che separano La Spezia dal mio appartemento milanese sono riuscito ad ascoltare nell'ordine:
  • qualche canzone squisitamente pop e un po' 80' (Scissor Sister ye ye)
  • musica italiana varia
  • una trasmissione assurda b-sides, roba veramente rara
  • opera lirica
  • liscio
  • jazz
  • rock
  • un apologia dei Queen (cavolo sono arrivato a Milano su Radio Ga Ga)
E sono sicuro che se avessi continuato avrei ascoltato tante altre cose interessanti.
E mi sono soffermato solo sulla musica, sono altresì sicuro che se avessi cercato informazione l'avrei trovata in tutte le salse.
E se non è pluralità questo.
E la prima cosa che mi viene in mente è un confronto con la televisione...ok...scherzavo.
Ma la vera domanda a cui non ho una risposta non banale è: perchè?
Provo solo ad elencare le poche cose che mi vengono in mente e che non credo non siano la causa:
  • La nascita delle radio libere non è poi molto diversa da quella delle televisioni commerciali
  • Alla fine dei conti anche nelle radio ci sono dei monopolisti nazionali (Rai, Radio DeeJay, RMC ecc ecc)
  • Allo stesso modo della televisione esiste un network infinito di radio locali, che sono poi quelle che danno la pluralità
  • Queste radio locali sono nella maggior parte dei casi di qualità
Forse sta in questo ultimo punto la differenza, la televisione locale non è paragonabile alla speculare radio. Ma non è una risposta completa, e devo ammettere che su questo argomento non sono neanche così ferrato.
Qualcuno ha una risposta più convincente di questo sproloquio?

Venghino siori, venghino.

mercoledì 11 ottobre 2006

Requiem per un'auto

Ebbene si, la mia fida Peugeot 206 CC se ne andrà in pensione tra poco, e per l'ultima volta il contachilometri ha segnato cinque cifre uguali; è successo sette volete negli ultimi quattro anni e mezzo, ogni undicimila chilometri.
Sarà dura abbandonarla, qualche lacrimuccia se la merita proprio. Spero solo che l'erede sia degna del suo nome.
Domani compierà probabilmente l'ultimo suo lungo viaggio da La Spezia a Milano.
Poi il resto sarà tutto tempo guadagnato.

Giornata parossistica


...my choice is what I choose to do
and if I'm causing no harm
it shouldn't bother you
your choice is who you choose to be
and if your causin' no harm
then you're alright with me

if you don't like my fire
then don't come around
cause I'm gonna burn one down,
yes I'm gonna burn one down...

(Burn One Down, Figth for Your Mind, Ben Harper)

Ok, magari la foto è il testo sono un po' pesanti. Effettivamente se devo dire la verità non so neanche bene il motivo della citazione, potrei ricercarlo in due fatti distinti: la concreta possibilità di andare a vedere il concerto di Ben Harper che si terrà domenica al Forum di Assago; le prossime due giornate in cui nell'ordine dovrò: prendere il treno per Modena, cenare, mettermi in viaggio con la macchina alla volta di La Spezia, dormire, il giorno dopo stare su cliente (che tra l'altro fabbrica semplicemente armi), la sera partire per Milano, venerdì lavorare, la sera prendere la macchina e tornare a casa a Modena.

No, mi ricredo, so qual è la motivazione. Perciò chiunque è avvertito, se non apprezzi il mio fuoco è meglio che fino a domenica mi stia lontano.

martedì 10 ottobre 2006

Una rivoluzione in circa 2500 giorni


...La bella canzone di una volta faceva sorridere la gente, che la trovava divertente e la cantava a voce alta.
La bella canzone di una volta faceva commuovere la gente, che la ascoltava attentamente e la imparava in una volta.
La canta il commissario al lestofante, la fischia il portinaio spazzolante mentre la balia col poppante la trova molto interessante.
L'accenna il giovanotto dal barbiere e dopo un po' la sa tutto il quartiere che pullula di mille capinere, e a mezzanotte c'è l'oscurità...
(La Bella Canzone di una Volta, Craccracriccrecr, Elio e le Storie Tese)

Vari motivi mi hanno portato questa sera a riflettere su un tema che mi appare, devo dire la verità, nei momenti di razionalità e sangue freddo, assai banale; ma che ogni volta riesce a cogliermi impreparato.
Ho scoperto il Worl Wide Web nel 1996 e da allora è una parte abbastanza preponderante della mia vita, tanto più che è diventato ciò con cui mi sostengo. All'epoca ero un quindicenne che si divertiva scoprendo quanto in realtà il mondo fosse piccolo, giocavo con ragazzi sparsi qua e là ad un divertentissimo gioco che si chiamava Command & Conquer e discutevo di diversi argomenti sui newsgroup, antenati degli attuali forum (a proposito c'è qualcuno che li usa ancora?!?).
Ricordo che mi domandai per quasi un mese se chi mi diceva che il suo indirizzo di posta era @hotmail.com fosse uno che mi prendeva per il culo dandomi un sito porno.
(il mio hotmail dura da allora)
Andava di moda un instant messenger che si chiamava ICQ (I Seek You), fino a poco tempo fa si usava ancora.

Sono passati circa 2500 giorni da allora...
Ora sono più grandicello, ma devo ammettere che mi stravolge il pensiero di quanto ciò ha cambiato il nostro modo di vivere. La mia generazione ha subito il cambiamento mentre si apprestava a vivere l'adolescenza. Siamo passati dal metterci d'accordo se vederci il pomeriggio direttamente a scuola, per poi subire ritardi e via dicendo; a usare il cellulare e addirittura MSN e di conseguenza non uscire neanche.
Ho avuto la fortuna sempre nel 1996 di stare un mese negli Stati Uniti; telefonare a casa per dire che stavo bene era una barzelletta, aspettare che la voce arrivasse dall'altra parte, un ritardo pazzesco.
Sono tornato nel 2004 e videochiamavo la mia morosa con MSN senza spendere nulla direttamente dalla mia camera.

Siamo la generazione di una terra di mezzo. Siamo stati bambini quando ancora si usavano le 100 lire per giocare a Bubble Bobble al bar del mare, e siamo gli stessi che ora usano il MAME per tornare ai quei tempi; ma allo stesso modo giochiamo anche ai più evoluti MMORPG.

Non vorrei passare per un nostalgico, lungi da me esserlo. Anzi mi trovo perfettamente a mio agio in questo turpillame di tecnologia.
Ciò che mi spaventa è semplicemente che ciò possa limitare il resto.
Mi spaventa che un ragazzo di quindici anni non possa aspettare qualche minuto su una panchina una ragazza a cui ha dato un appuntamento il giorno prima a scuola, sentendo battere il cuore ogni volta che qualcuno gira l'angolo.
Mi spaventa la persona che non esce di casa, che dipende da ciò che abbiamo costruito.
Mi spaventa chi non riesce semplicemente a staccare la spina di tutto ciò che è alimentato dall'elettricità e dalle batterie. Non per tanto, solo per godersi un po' se stessi.


Ma chi mi spaventa di più sono gli adolescenti, semplicemente perchè non hanno conosciuto questo tipo di mondo.
Ed è una rivoluzione pazzesca
.
Senza presunzione sia chiaro.

Dalla sala De Chirico...


...cosa farete quando la novità che rappresentate sarà finita? vi appellerete all'inutilità della puntualità della puntualità Milano non è la verità...
(L'inutilità della puntualità, Non è per sempre, Afterhours)

[Dalla sala De Chirico del piano amezzato del Palazzo dell'Informazione in Milano]

Non so, sarà lo smog che questa mattina era visibile, e soprattutto respirabile, come non mi era ancora capitato in questa ridente cittadina norditaliana, ma ho in testa questa canzoncina che racchiude due parole balzate prepotentemente ai primi posti nella frequenza d'uso all'interno del mio vocabolario quotidiano.

Ma ciò che turba di più le mie membra è che questa canzone è stata scritta da un ciccione maledetto che a quarantanni passati si veste ancora con pantaloni di pelle nere, trattenendosi a stento dall'urlare "siete i miei sorcini!!" con un erre a dir poco tremolante.

Attenzione, potreste vederlo piombare sul vostro balcone, magari vestito da Batman.


Malinconica


E ti ho rivista, sai?,
perché ho visto un altro "me",
quello che stava seduto lì
sei anni fa;

e ti sei levata e sei
scivolata soffice
sugli oggetti e
fra la gente inconsapevole.

E meravigliosamente un istante ha invaso il tempo.
E magnificamente quel gesto ha preso il campo
e tu mi hai rapito
vellutata nostalgia,
serica malinconia
(Malinconica, Che Cosa Vedi, Marlene Kuntz)

Stasera ho tempo, stasera dopo una settimana ho voglia di scrivere.

Notavo leggendo i tre o quattro post, che fino a questo momento riempiono lo spazio donato da blogger.com, come in questo momento il tema portante dei miei pensieri sembra essere la novità. Il fatto cioè che la mia vita, o meglio il mio stile di vita, da qualche mese ad oggi ha subito una decisa virata.
Il fatto assai strano è che il tempo per fermarsi a pensare qualche minuto se questo cambiamento sia quello che veramente mi aspettavo o avrei voluto non c'è.
Mi viene perciò da pormi in questa serata milanese, stranamente silenziosa e lenta, se questo fatto strano sia dovuto alla mia precisa determinazione nel perseguire, non un obiettivo, ma un "fare le cose" strettamente similabile ad una conseguenza della mia decisione scatenante?
Chiaramente non ho una risposta secca.
Mi sembra piuttosto che, in generale, nel momento in cui avviene un cambiamento di una certa entità risulta assai difficile separare la negatività dovuta alle difficoltà incontrate nel fare qualcosa che prima non si era mai fatto; e la negatività dovuta al fatto che ciò che si sta facendo molto semplicemente non piace.
D'altra parte però sono sicuro che, almeno nel mio caso, il lavoro che sto facendo, e che volente o nolente in questo momento sta occupando, facendo un calcolo approssimativo...circa il settanta percento del mio tempo, altrettanto semplicemente mi piace.

Se mi si presenterà una negatività saprò come interpretarla perciò.
Come oramai so interpretare il lunedì sera la malinconia della consapevolezza che per quattro giorni la mia fidanzata non la vedrò.

lunedì 9 ottobre 2006

Una nuova cameretta

Alla fine è bastata una sola settimana per sollevarsi da ogni dubbio e mandare a monte tutti i buoni propositi su cui questo blog era stato pensato e almeno per poco costruito.

Non è un addio, è semplicemente costatare che non riesco almeno per ora ad aggiornarlo quotidianamente; perciò devo riformulare i propositi accennati qualche riga sopra e cercare l'aggiornamento un pelo più saltuariamente. Tutto qui.

A parte questa notizia obiettivamente di poco conto, ecco in bella vista la mia bella cameretta ikea donatami dall'inquilino che precedentemente ha avuto l'onere e l'onore di stare nella mia futura camera.
Direi possa definirsi il sogno di ogni fuori sede, una massimizzatrice di spazio, anche se l'idea di un ormai venticinque arrampicarsi su un soppalco mi fa un po' ridere, non so perchè....

venerdì 29 settembre 2006

Open Space

Questa mattina ufficialmente sono stato per la prima volta nell'ufficio di Milano dell'azienda di consulenza per cui lavoro, l'Accenture.
Ho potuto sperimentare come si può notare dalla foto la bellezza dell'Open Space all'americana. Un luogo mitologico in cui se alzi la testa dal computer puoi osservare un bellissimo pannello grigio. Effettivamente l'idea che si ha è quella di una sorta di loculo. Al di là di ciò vi sono alcuni vantaggi non indifferenti di cui elencherò per volontà di sintesi i primi che mi vengono in mente:
- Accesso Telefonico
- Accesso Internet
- Possibilità di stampa illimitata
- Caffè gratis alle macchinette

Di questi tempi sono vantaggi non indifferenti...e poi volete mettere...lavorare al palazzo dell'informazione a Milano...ehm...scherzavo.

giovedì 28 settembre 2006

Birra artiginale?!?

Questo pomeriggio stavo cercando informazioni sul quartiere in cui starò a Milano, Lambrate, e in modo assolutamente fortuito sono capitato su questo sito: www.birrificiolambrate.com.
Beh...l'idea della birra artigianale mi affascina parecchio e siccome è proprio dietro casa mia, mi sa che ci andrà più di una volta.
A proposito: per chi sostiene che Google generalmente sia efficace... questo sito è il primo della lista se si scrive: "Storia Lambrate"...

Mah...forse Brin e Page possono ancora migliorare il loro algoritmo di ricerca....

mercoledì 27 settembre 2006

Un nuova avventura...


E' strano sotto alcuni punti di vista. Intendo il passare gli anni universitari nella propria città, rinunciando in un qualche modo alla spassosità dell'essere fuori sede, e ritrovarsi solo ora, all'inizio della propria attività lavorativa, all'essere un fuori sede.
E' strano, ma molto stimolante: una nuova casa, coinquilini che sembrano simpatici, la necessità del doversi confrontare con le attività di un quotidiano che effettivamente non ti aveva mai sfiorato.

Una nuova avventura...piena di incognite.
Da lunedì sarò a Milano, vivrò in un appartamento in una zona abbastanza centrale, che mi permetterà di arrivare in modo agevole nella sede del progetto a cui sono stato assegnato (Pirelli). I coinquilini sembrano persone molto simpatiche; consulenti pure loro, ma in altri ambiti.

Devo ammettere che sono molto, molto esaltato dall'idea di avere un appartamento tutto mio, vedremo se sto peccando semplicemente di smania.

Un nuovo inizio...


Forse la moda ha contagiato anche me o forse molto più semplicemente oggi non ho di meglio da fare, ed effettivamente è diventato molto semplice costruirsi un blog. Al di là di tutto ciò che alla fine dei conti non è che sia molto importante, quello che è importante è cio che vorrei comunicare attraverso un blog.

Credo serva soprattutto a me stesso, senza molti fronzoli o giri di parole. Mi sembra un buon modo per sfogare le sofferenze che durante il giorno si accumulano inevitabilmente. Mi sembra anche un buon modo per fissare momenti, pensieri. Posso immaginare che un diario sia decisamente meglio, ma non so per quale motivo, nonostante da anni mi ostini a scrivere dappertutto ciò che mi frulla per la testa, la penna in mano non riesco più a tenerla, provo un vero e proprio disagio fisico.

Comunque, come si suol dire, bando alle ciance, premiamo questo tasto e che si dia inzio alle danze.
(Giusto per non inserire sin dall'inizio due o tre luoghi comuni)