domenica 12 novembre 2006

Amletico è chi amletico lo fa!


La brevità è l'anima del senno, e il parlar troppo un fronzolo esteriore.
(Amleto, William Shakespeare)

Come ci si dovrebbe comportare quano un grande amico, in un dubbio per così dire amletico, non prende semplicemente una scelta?

Come ci si dovrebbe comportare quando un grande amico, in un dubbio per così dire amletico, non ha neanche la consapevolezza che questa scelta non la sta prendendo?

Come ci si dovrebbe comportare quando un grande amico, in un dubbio per così dire amletico, ascolta solamente voci assecondanti?

Come ci si dovrebbe comportare quando un grande amico, in un dubbio per così dire amletico, ti porta a sollevarti su un dubbio amletico riguardante il suo dubbio amletico?

Come ci si dovrebbe comportare?

Non ho voglia di stare in silenzio, e non ho voglia di non fare una scelta.
Ho voglia di consapevolizzare l'amico; a costo di essere molto scortese.

giovedì 9 novembre 2006

Small Worlds Vol.2


…This is the beauty and most important attribute of the narrative form: it combines teleology and indeterminism, leading the listener on a journey through time with recognized and fitting destination, without providing a detailed route map of all the excitement and complications to be encountered along the way…
(Ontological uncertainty and innovation, David A. Lane)

Primo anno di università, idee poco chiare sul proprio futuro, ma d'altronde quando possono essere chiare se di futuro si tratta; da poco fidanzato con una ragazza, poca voglia di frequentare le lezioni e tanta di fare qualsiasi altra cosa; bar di fronte alla facoltà con la ragazza di cui sopra, un caffè e due chiacchiere, tanta voglia di stare insieme e basta. Entra una persona, una ragazza, si avvicina e mi saluta, mi saluta come se mi conoscesse da sempre. Non ho idea di chi sia, non la rivedrò mai più.

Quarta liceo, sedici anni e un po', una sola idea in testa lo sport, di qualsiasi tipo purchè si tratti di sport; esordisco in serie A a pallamano, arrivo nono alle finali nazionali di salto in lungo; gli amici sono molteplici e continuano a crescere; frequento un ragazzo che fa atletica, diventiamo molto amici; non so perchè ma sembra sia solo l'atletica a legarci, nel momento in cui smetto, smetto anche di vederlo; incapacità quasi cronica di mantenere una amicizia che non converga in un interesse comune; circa cinque anni dopo, vacanze in un Salento caldissimo, città vecchia di Otranto, casualmente incontro l'amico ostacolista, ha avuto un incidente ed è rimasto quasi paralizzato scoprirò poi, fortunatamente non ne porta conseguenze; non ricordo più neanche il suo nome.

Estati preadolescenzali in appennino toscoemiliano dai nonni; il paese è piccolo, le persone che si frequentano non tante, ma sembrano tutte di qualità; il tempo scorre in fretta, lego molto con un villeggiante di Bergamo; le estati passano, impegni, volontà e tante altre cose fanno il resto, ci si vede sempre meno; le possibilità di incontro sono relegati a pochi giorni in un anno, anzi non ci si vede proprio più; terzo anno di università, scopro che il Bergamasco fa l'accedemia ufficiali a Modena, ci rivediamo, l'amicizia è ancora salda. Ci sentiamo regolarmente.

Qualche settimana fa, in centro in quel di Modena; entro in un bar per salutare un amico che è il titolare, i casi della vita, sembrava non fosse capace in nulla, ora sta bene con se stesso e ha trovato qualcosa che gli piace; si è sposato e ha avuto una bambina; parliamo un po' dei vecchia amici, dei tempi in cui eravamo compagni di classe alle medie; mi dice che quando è nata sua figlia si è messo a parlare con l'ostetrica e ha scoperto che era la sorella insopportabile e che prendavo sempre in giro di un nostro compagno delle medie; ha fatto nascere sua figlia.

Soundtrack: Prayer for an England, 100th Windows, Massive Attack

martedì 7 novembre 2006

Small worlds



Chaos, control. Chaos, control. You like, you like?
(Ouisa Kittredge, Six Degrees of Separation)

Ero abbastanza indeciso sul post di questa sera, ero indeciso sia sul tema che - una volta deciso il tema - sul tono.
Effettivamente non è nulla di nuovo, si sono sprecati come si dice, fiumi di inchiostro, su questo tema.
Alla fine ho deciso di raccontare un paio di storie abbastanza personali senza indicare nulla del tema generale.

La prima storia riguarda una ragazza.
Non avevo ancora compiuto diciotto anni e facevo la quinta liceo, per motivi assolutamente irrilevanti rispetto al tema principale del discorso, mi è capitato di conoscere questa ragazza e per un po' frequentarla (maligni, che pensate, amica, punto). Successivamente è capitato che mi sono diplomato, che sono andato in vacanza a Creta, che in questa vacanza c'era un'altra ragazza, che sono tornato a casa dalla Grecia e nulla è stato più come prima, che è iniziata una rivoluzione.
Non ho più rivisto la prima ragazza. Il turbine di eventi, di cambiamenti, di attività, di pensieri e di tutto il resto, me l'ha fatta semplicemente dimenticare.
Qualche settimana fa, cioè circa sette anni dopo, dovevo preparare alcune cose da portare in quel di Milano per poter allietare le mie lunghissime e movimentatissime serate metropolitane. Stavo cercando di selezionare dalla mia fornitissima biblioteca un romanzo di formazione, su cui sfogare qualche istinto postadolescenziale, che sicuramente avrebbe preso possesso di me in qualche modo e in qualche momento nella solitudine di un letto soppalcato milanese.
Sta di fatto che alla fine di tutto non mi tornavano i conti, ero sicuro, quasi sicuro, insomma qualche dubbio lo avevo; ma credevo di avere tutta la bibliografia di Enrico Brizzi (sì, non rinnego il mio passato brizziniano, sì, ho sognato anche io la bicicletta del vecchio Alex) e invece mi mancava un romanzo, non si trovava da nessuna parte.
Scrivo tanto, ho sempre scritto tanto. Cercando tra i passati remoti dei miei appunti, tra quaderni di cui mi vergogno un po' sono riuscito a risalire ad un prestito effettuato proprio a questa ragazza. Quindi la mia sicurezza si era spostata verso un prestito fatto circa sette anni prima ad una ragazza che in ogni caso sarebbe stato molto difficile ricontattare.
Per lavoro mi capita di usare Skype, penso che la maggior parte delle persone che utilizza questo software si diverta ad inserire i nomi dei conoscenti per vedere se hanno l'account; chiaramente fresco di questa scoperta/ricordo provo ad inserire questo nome e con mia grande sorpresa esce questo account.
Lascio un messaggio, così chissà se si ricorda, chissà se usa Skype.
Qualche giorno dopo con mia grande incredulità mi ritrovo questa ragazza collegata su Skype e cominciamo a parlare un po', e scopro anche che quel libro c'è l'ha ancora, e che non ricordava neanche che non fosse suo.
Perciò ora sono a credito di un libro con una ragazza.
Ma l'aspetto più bizzarro della storia è che nel momento in cui questa ragazza ha risposto al mio messaggio nella bottiglia, la ragazza della vacanza a Creta, che nei sette anni di mezzo è diventata la mia fidanzata ed è stata l'artefice del mio personale Revolutionary Love del post precedente, ha scoperto un bug di Skype.
Ha scoperto cioè che se in un computer, come ad esempio il mio notebook dell'appartamento di Milano, si è connessi con un account skype, e successivamente si fa un accesso, ad esempio con il portatile aziendale, con lo stesso account skype; tutti e due gli account rimangono attivi.
Morale della favola la mia fidanzata ha letto tutta la conversazione, ed è stato un po' imbarazzante doversi giustificare di una storia così.

Mi sono reso conto che ho scritto troppo. La seconda storia nel prossimo post.

lunedì 6 novembre 2006

Revolutionary Love or Revolutions' Love

Insomma, che cosa devo fare? Devo continuare a svolazzare di fiore in fiore per tutta la vita finchè ne vedo sbocciare uno? Devo mandare tutto a monte ogni volta che conosco una ragazza nuova? Dall’età di quattordici anni ho lasciato che fossero i testicoli a decidere. E francamente, sono giunto alla conclusione che i miei testicoli non ci capiscono un cazzo.
(Rob Gordon, Altà Fedeltà)


Questa sera chiudo la trilogia sull'amore che ha dominato l'ultima settimana di blog, toccando un terzo tema che mi sta a cuore.
L'amore cosa porta? Generalmente una rivoluzione, non è molto importante sapere che tipo di rivoluzione è, se negativa o se positiva, quello che conta è che nella maggior parte dei casi nessuno è come prima dopo aver sperimentato un amore.
Questa forse è la bellezza intrinseca, la più nascosta, la più sottile e il più delle volte la più dimenticata dell'amore.
Lasciate perdere l'attrazione fisica, il cuore che palpita, la costante perdita di attenzione per qualsiasi attività. Sono tutti solamente sintomi del cambiamento che è in divenire.
Perchè sono sicuro che ogni persona che sperimenta un amore, si ritrova un giorno sveglio a voltarsi indietro, a guardare fotografie, a rileggere appunti passati, si ritrova a pensare che c'è stato un punto di svolta, c'è stato un punto in cui tutto è cambiato, non qualcosa, tutto; e molto probabilmente è stato il giorno in cui ha incontrato l'amore.

Ed è bello lasciarsi travolgere da questo, anche se magari si è consapevoli della temporaneità della cosa, anche se magari si crede che sarà per sempre. E' bello crearsi illusioni, è bello crearsi aspettative; ed è altrettanto bello che in determinati punti le aspettative cambino, le aspettative diventino diverse poichè se è vero che l'amore fa cambiare è altrettanto vero che rimanere gli stessi è sinonimo di un amore che scema.

E' un punto di vista certamente opinabile, è un mio punto di vista. Il punto di vista di una persona che è sei anni che è fidanzata con la stessa ragazza, e che non ha ancora smesso di cambiare.
Ineluttabilmente.

sabato 4 novembre 2006

Everybody needs somebody to love



Jake: Ah! Ti prego, non ucciderci! Ti prego, ti prego, non ucciderci! Lo sai che ti amo, baby! Non ti volevo lasciare! Non è stata colpa mia!
Ex-fidanzata di Jake: Che bugiardo schifoso! Credi di riuscire a cavartela così? Dopo avermi tradito?
Jake: Non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero... rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C'era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C'è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!
(Jake e ex-fidanzata di Jake, The Blues Brothers, 1980)

Riflessione dell'una e ventuno di mattina di un sabato 4 novembre discretamente freddo.
Questa cosa dell'amore che sconvolge, che ribalta situazioni e vite, che porta felicità eccetera eccetera non è che mi convinca più di tanto.
Cioè non mi convince del tutto questa idea del non controllo in modo continuativo della cosa.
Cioè cosa si intende davvero quando si dice che il rapporto è passato su un livello diverso?
Tenendo conto che alla fine dei conti non è che ho dovuto sconfiggere un mostro di fine round.

Forse perchè siamo animali sociali, e questa cosa della paura di vivere da soli semplicemente ci distrugge e ci logora l'anima. E' la solitudine ciò che fa paura.

Non voglio assolutamente banalizzare la cosa, però certe volte si cade nell'ipocrisia di dimenticare questo. Ed è una motivazione questa, che rimane sempre lì in background, che emerge ogni volta che ci si lascia.
Poi evidentemente c'è tutto il resto che parla di irrazionalità che ci coinvolge, di perdita del senso pragmatico delle cose. Che parla di pupille a forma di cuoricini, di mano nella mano che fanno anche venire la pelle d'oca, di sguardi complici.
Che parla di persone che si rendono migliori solo guardandosi, e di persone che si rendono peggiori solo guardandosi, ma che anche questa può essere una cosa positiva.
Che parla anche di tutto il resto che non è proprio facilissimo descrivere a parole.

E sono tutte infinitamente più importanti del rischio di rimanere soli.
Ma vorrei veramente sapere nel cuor di ognuno quanto incide questo sul needs somebody to love....

giovedì 2 novembre 2006

Il troppo stroppia



Meg: Allora? Cosa devi fare come servizio sociale?
Brian: Ahh, sono stato assegnato al programma assistenza anziani, devo prendermi cura di una donna anziana che non esce di casa da trent'anni.
Chris: Quando mi hanno sorpreso a scuola con le mani nei pantaloni ho dovuto tenerle lì per un'intera settimana... Ah!!! Che settimana!!!
Brian: Ah... occuparmi di quella donna sarà come fare da baby-sitter, solo con i pannolini più grandi!
Stewie: Ah-ah! Allora li fanno i pannolini più grandi. Questa mentitrice mi ha detto che dovevo imparare ad usare il water! [indicando Lois] Beh, al diavolo il water! Vi ha reso schiavi tutti quanti! L'ho visto seduto là dentro, quel perdigiorno buono a nulla di porcellana nutrirsi della popò comunitaria, senza dare nessun apporto alla società!!! [di corsa verso il bagno] Sei tu la vera cacca!!!
(Nido d'Amore. I Griffin)

Questa sera provo ad affrontare un tema abbastanza delicato.
Che forse avrei dovuto affrontare molto prima.
Che forse un post non è affatto sufficiente per scrivere dell'argomento.
Che forse molto semplicemente un blog non è il posto giusto e basta.

Circa due settimane fa mia sorella (ebbene sì anche il relativista Pedrazzi, ha una sorella che non è affatto relativa...in tutti i sensi) è stata lasciata dal suo fidanzato con il quale è stata ad occhio e croce direi per circa otto anni.
Tralasciando per ovvietà le cause e i motivi che hanno portato a questa situazione, vorrei riflettere più che altro sulle difficoltà che entrambe le persone coinvolte in un discorso di questo tipo, sono costrette ad affrontare.
Mi riferisco in particolare alla gestione di anni di amicizie in comune, ad anni di doni e regali d'uso quotidiano che non fanno altro che guidare il pensiero verso una persona che non entra più nel quotidiano.
Mi riferisco poi in particolare alle difficoltà quando la fine di un rapporto non è consensuale, nel momento in cui ad una delle due persone il rapporto non va più bene e l'altra si pone tutta quella serie di domande in cui mette in discussione anni di scelte, frasi passate inosservate e ancora e ancora.
Ok. Non si può proprio dire che io sia un esperto del campo (la mia unica storia per così dire serie sta ancora scorrendo su binari assolutamente piacevoli e stimolanti), ma ciò non mi preclude la possibilità di esprire un punto di vista strettamente personale.

Credo che in ogni caso non ci si debba assolutamente vedere. Semplicemente. Per un po' di tempo.
Credo che sia completamente inutile, oltre chè deleterio costringere una delle due persone a tornare sui propri passi. Per formare una coppia è necessario essere in due no?!?
[Evidentemente oltre che ad essere non rimanda piacere, relativista, seguace di una interpretazione personale del volere e potere e narciso sono anche fatalista]
Credo che in fin dei conti se uno questo rapporto lo ha vissuto bene e nel pieno delle proprie possibilità e non ha nulla da rimproverarsi non può che accettarne una fine che forse non poteva che essere inevitabile.

Cercate di capirmi. Non voglio dire che non ci si deve stare male, anzi. Non voglio dire che dal giorno dopo uno non ci deve più pensare, anzi. Non voglio dire che questa situazione non potrà mai cambiare, anzi.
Voglio invece dire che è assolutamente sbagliato fermarsi su quel discorso. Fermare il tempo nel momento in cui la storia finisce. Chiudere il libro.
Voglio dire che le mattine continuano e le sere pure, voglio dire che uno può continuare a fare tutto ciò che faceva prima e crearsi quello che in qualche modo gli mancava.
Voglio dire che alla fine dei conti un può anche vedere il bicchiere non proprio vuoto.
Voglio dire che la si può prendere anche come una bella sfida nuova e molto stimolante.

Se non sono stato chiaro può essere, come ho già accennato, che in primis non sia la persona adatto, in secondo luogo che questo tipo di argomento non si può esaurire in qualche decina di righe.

Easy.