martedì 7 novembre 2006

Small worlds



Chaos, control. Chaos, control. You like, you like?
(Ouisa Kittredge, Six Degrees of Separation)

Ero abbastanza indeciso sul post di questa sera, ero indeciso sia sul tema che - una volta deciso il tema - sul tono.
Effettivamente non è nulla di nuovo, si sono sprecati come si dice, fiumi di inchiostro, su questo tema.
Alla fine ho deciso di raccontare un paio di storie abbastanza personali senza indicare nulla del tema generale.

La prima storia riguarda una ragazza.
Non avevo ancora compiuto diciotto anni e facevo la quinta liceo, per motivi assolutamente irrilevanti rispetto al tema principale del discorso, mi è capitato di conoscere questa ragazza e per un po' frequentarla (maligni, che pensate, amica, punto). Successivamente è capitato che mi sono diplomato, che sono andato in vacanza a Creta, che in questa vacanza c'era un'altra ragazza, che sono tornato a casa dalla Grecia e nulla è stato più come prima, che è iniziata una rivoluzione.
Non ho più rivisto la prima ragazza. Il turbine di eventi, di cambiamenti, di attività, di pensieri e di tutto il resto, me l'ha fatta semplicemente dimenticare.
Qualche settimana fa, cioè circa sette anni dopo, dovevo preparare alcune cose da portare in quel di Milano per poter allietare le mie lunghissime e movimentatissime serate metropolitane. Stavo cercando di selezionare dalla mia fornitissima biblioteca un romanzo di formazione, su cui sfogare qualche istinto postadolescenziale, che sicuramente avrebbe preso possesso di me in qualche modo e in qualche momento nella solitudine di un letto soppalcato milanese.
Sta di fatto che alla fine di tutto non mi tornavano i conti, ero sicuro, quasi sicuro, insomma qualche dubbio lo avevo; ma credevo di avere tutta la bibliografia di Enrico Brizzi (sì, non rinnego il mio passato brizziniano, sì, ho sognato anche io la bicicletta del vecchio Alex) e invece mi mancava un romanzo, non si trovava da nessuna parte.
Scrivo tanto, ho sempre scritto tanto. Cercando tra i passati remoti dei miei appunti, tra quaderni di cui mi vergogno un po' sono riuscito a risalire ad un prestito effettuato proprio a questa ragazza. Quindi la mia sicurezza si era spostata verso un prestito fatto circa sette anni prima ad una ragazza che in ogni caso sarebbe stato molto difficile ricontattare.
Per lavoro mi capita di usare Skype, penso che la maggior parte delle persone che utilizza questo software si diverta ad inserire i nomi dei conoscenti per vedere se hanno l'account; chiaramente fresco di questa scoperta/ricordo provo ad inserire questo nome e con mia grande sorpresa esce questo account.
Lascio un messaggio, così chissà se si ricorda, chissà se usa Skype.
Qualche giorno dopo con mia grande incredulità mi ritrovo questa ragazza collegata su Skype e cominciamo a parlare un po', e scopro anche che quel libro c'è l'ha ancora, e che non ricordava neanche che non fosse suo.
Perciò ora sono a credito di un libro con una ragazza.
Ma l'aspetto più bizzarro della storia è che nel momento in cui questa ragazza ha risposto al mio messaggio nella bottiglia, la ragazza della vacanza a Creta, che nei sette anni di mezzo è diventata la mia fidanzata ed è stata l'artefice del mio personale Revolutionary Love del post precedente, ha scoperto un bug di Skype.
Ha scoperto cioè che se in un computer, come ad esempio il mio notebook dell'appartamento di Milano, si è connessi con un account skype, e successivamente si fa un accesso, ad esempio con il portatile aziendale, con lo stesso account skype; tutti e due gli account rimangono attivi.
Morale della favola la mia fidanzata ha letto tutta la conversazione, ed è stato un po' imbarazzante doversi giustificare di una storia così.

Mi sono reso conto che ho scritto troppo. La seconda storia nel prossimo post.

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