lunedì 16 ottobre 2006

Da un osservatorio privilegiato


Closed eyed sky wide open
Unlimited girl unlimited sigh
Elsewhere
Indefinitely
Far away
Magnifies and deepens
Ready to sing
My sixth sense peacefully placed on my breath
And listening
(Group Four, Mezzanine, Massive Attack)

I treni hanno un fascino particolare, almeno per il sottoscritto.

Nascono da un altro tempo, che non fa più parte del nostro modo di essere, del nostro vivere.
Ti lasciano tutto il tempo di pensare nel loro partire lento dalle stazioni, nel lasciare la libertà di salutare nostalgicamente le persone che si lasciano lungo il binario.
Nascono da un tempo fatto di saluti lenti, di saluti a persone partenti per un lungo viaggio.
Ed oggi nonostante sia diventato uno dei mezzi preferiti (per necessità evidentemente) da studenti e lavoratori pendolari, mantiene questa caratteristica.
Ed è inevitabile salendo sulla carrozza (anch'essa ereditiera di un nome passato) percepire una velata nostalgia, anche se molte volte non si abbandona nessuno e non si sta andando verso qualcuno in particolare. Una nostalgia che in inverno sa di caldarroste.
Ed è inevitabile socializzare con i compagni di viaggio, menestrelli di storie vissute, di luoghi comuni e di baggianate.
E ti può capitare anche di arrivare a destinazione, scendere su un lungo binario e camminarci attraverso con due borse nelle mani e Group Four dei Massive Attack nelle cuffie; e pensare che dopotutto la coppia di mezza età che sta piangendo alla tua destra, i ragazzi che si stanno baciando senza sosta, l'anziana disorientata in mezzo a tutta questa gente, il signore un po' panciuto che non si raccapezza tra sigle e ferrovieri sgarbati, il gruppo di ragazzini con gli zaini dell'invicta che corrono verso i genitori...ti può anche venire da pensare mentre stai camminando verso la metropolitana con in testa questa canzone dei Massive Attack che le stazioni sono una postazione di osservazione privilegiata del mondo. E non invecchiano mai.

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