martedì 24 ottobre 2006

...non sono una persona che va in giro a sfregiare la gente..


Ezechiele 25.17: il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.
(Jules Winnfield, Pulp Fiction)

Niente di cui aver paura sia ben chiaro, ho preso in prestito una frase espressa da uno dei miei coinquilini questa sera e un versetto dell'antico testamento espresso invece da un personaggio di tutt'altra caratura.
E qualcuno potrebbe anche chiedersi che caspita ci entrano queste due cose insieme.
In realtà vorrei esprire un terzo concetto come si può evincere dalla figura, il relativismo di Pedrazzi.
(no, non mi sono sbagliato, non è secondo Pedrazzi, ma di Pedrazzi)
Niente di esageratemente filosofico sia chiaro, è solo un modo d'essere che anzi il più delle volte crea problemi piuttosto che risolveri, ma che rende il vivere quieto, almeno al sottoscritto. E non cade in contraddizione con il non essere un rimanda piacere.
Il concetto di fondo è molto semplice è parte dall'assunto relativista che non esiste nulla di vero in senso assoluto. Il Pedrazzi non aggiunge altro che: dato ciò è necessario essere in senso assoluto assolutamente convinti delle scelte che si fanno, poichè in quanto basate su una logica relativista esse possono essere messe in discussione da chiunque, ma allo stesso modo nessuno potrà mai dimostrare l'assolutezza di una scelta diversa. Date queste premesse è logico pensare all'autoreferenzialità delle proprie scelte che non possono far altro che alimentarsi in un incessante ricerca di conforto. Che solo noi stessi possiamo dare, ed in questo non possiamo che essere:
- non rimanda piaceri;
- narcisi;
- seguaci di una interpretazione personale del volere è potere;
- relativisti.

Appunto.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

"Il concetto di fondo è molto semplice è parte dall'assunto relativista che non esiste nulla di vero in senso assoluto."

non concordo appieno, forse perchè sto giusto or-ora leggendo il "Discorso sul Metodo" di Cartesio, con questa asserzione.

Come fai a dire che nulla è vero in senso assoluto; voglio dire, pensa a te stesso: tu stai formulando questo pensiero sul relativismo pedrazziano e quindi è logico concludere che tu esista.

Era solo questo che volevo dirti

a presto
Righi

Anonimo ha detto...

Ok ok. E' la prima obiezione che si può formulare anche se tu forse fraintendi, il relativismo di Pedrazzi sostiene che non esiste un pensiero vero in senso assoluto.

Anonimo ha detto...

Capisco, effettivamente su questo si può essere d'accordo.

Stefano Pedrazzi ha detto...

Dimenticavo...il relativismo pedrazziano parte dall'assioma che Pedrazzi ha sempre ragione...ed è per questo motivo che nel commento precedente sei stato costretto dal tuo subconscio a darmi ragione.

[Ovviamente mi sto prendendo gioco di te]

Ci si vede dott. Righi